Renana, Borgognona, Bordolese, Champagnotta, Alsaziana… sono tipologie di bottiglie da vino “celebri”, che, come indica il nome stesso, si caratterizzano per una tradizione locale legata al luogo in cui originariamente sono state inventate. Non a caso, ognuna delle aree più nobili della vitivinicoltura mondiale ha una propria bottiglia d’elezione; infatti, come la storia del vino insegna, l’enologia non è soltanto lavoro in vigneto e tecnica di cantina, ma è sintesi della cultura e della tradizione dell’intera comunità sociale. Per gli appassionati del settore, è molto affascinante cimentarsi nella ricerca e nello studio della genesi delle bottiglie tipiche, sia di quelle diffuse massivamente a seguito della rivoluzione industriale, sia di quelle che, per i più svariati motivi, sono cadute nell’oblio.
Langhe e Roero non potevano essere slegati da una propria bottiglia tradizionale, che, come la ragionevolezza suggerisce, ha preso denominazione di Albeisa.
Le prime testimonianze storiche della bottiglia Albeisa risalgono agli inizi del 1700, quando i produttori del circondario cittadino, sulla spinta delle influenze del mercato francese, vollero dotare i propri vini di un contenitore speciale e distinguibile, che li nobilitasse al pari dei concorrenti d’Oltralpe. Fu così messa in produzione una primordiale versione della bottiglia, dalla forma slanciata, in vero molto simile a quella tutt’oggi diffusa.
Durante l’invasione napoleonica, però, l’Albeisa venne lentamente sostituita dalle tipiche bouteilles francesi. I vini dell’albese, sempre più frequentemente, indossarono “i vestiti” della Bordolese e della Borgognotta, bottiglie più economiche grazie alla sagoma regolare, che ne permettevano la soffiatura in serie.
Per l’Albeisa, un triste destino sembrava segnato.
Ma gli uomini di Langa e Roero mai dimenticano le proprie radici: nel 1973, infatti, un gruppo di vitivinicoltori locali riscoprirono l’antico contenitore e decisero, senza troppi indugi, di rilanciarlo come bottiglia del territorio. Prendendo spunto dalla forma originaria e riadattandola alle esigenze moderne, venne forgiato un nuovo prototipo, arricchito dalla serigrafia in rilievo riportante la dicitura “Albeisa”. In brevissimo tempo, fu costituita l’Unione Produttori Vini Albesi e siglato un accordo con la vetreria Saint-Gobain Vetri, unica azienda con la licenza di produzione.
Venne, inoltre, disciplinata la possibilità d’uso della bottiglia, nella quale possono essere imbottigliati soltanto i vini delle denominazioni afferenti al ristretto territorio di Langhe e Roero.
Grazie agli oltre 200 produttori che imbottigliano oggigiorno circa 12 milioni di bottiglie l’anno, l’Albeisa è senza dubbio un esempio di successo dell’inventiva, della tradizione e della lungimiranza dei vitivinicoltori albesi.
Poche altre bottiglie al mondo riescono ad identificare così pienamente un territorio ed i suoi vini come sa fare l’Albeisa, che, a tutti gli effetti, può essere considerata un vero e proprio componente del terroir di Langa e Roero.