Per i vignaioli che hanno già concluso la potatura delle viti, il tempo del duro lavoro in campo non è ancora terminato: infatti, buona parte delle forme di allevamento a controspalliera prevedono la realizzazione dell’operazione di legatura dei tralci fruttiferi al sistema di palificazione della vigna.
Come descritto in modo dettagliato nel post dedicato alla potatura a guyot della vite, sistema molto diffuso in Piemonte, il viticoltore interviene in vigneto realizzando un drastico sfoltimento dei tralci della pianta.
Vigneto potato secondo la forma di allevamento a Guyot, prima della legatura.
Questo allo scopo di permettere lo sviluppo di nuova vegetazione capace di portare frutto nella stagione vegetativa a venire ed evitare una eccessiva ed incontrollata crescita della chioma. I rigidi e geometrici sistemi di palificazione ed orditura che caratterizzano i vigneti, ben visibili in tutta la loro complessità soprattutto nella stagione fredda, fungono da sostegno e tutore di controllo della distribuzione dei tralci. Per massimizzare la loro funzionalità e rendere il più ordinato possibile lo sviluppo dei germogli, si rende necessaria la legatura del capo a frutto su uno dei fili orizzontali sostenuti dal sistema di palificazione, in genere quello più vicino al terreno.
Capo a frutto correttamente piegato e legato.
Oltre alla funzione “estetica” rispetto allo sviluppo della chioma, la legatura permette una più omogenea distribuzione della linfa a tutti i germogli, assolvendo anche un compito fisiologico importante per il raggiungimento di livelli qualitativi costanti da parte di tutti i grappoli.
Solo i conoscitori della viticoltura o chi ha provato a realizzare personalmente tale operazione si rende conto pienamente della difficoltà operativa: il tralcio lignificato della vite, in piena fase di dormienza ed irrigidito dal freddo dell’inverno, risulta molto delicato, fragile.
Un movimento brusco od un tentativo non sufficientemente esperto di modificarne il naturale portamento può causarne la rottura o determinare serie lesioni ai vasi vascolari. Danni che, come è facile intuire, si possono tradurre nella compromissione pressoché totale della capacità produttiva della pianta.
E così, come nel caso della potatura, anche la pratica della legatura dei tralci non è un’operazione banale: è necessaria esperienza, cura, attenzione costante nello svolgimento del lavoro, sensibilità nel cogliere la sofferenza della pianta ed il limite massimo di sollecitazione che il tralcio può sopportare.
Essere vignaiolo è più che un lavoro: serve passione, esperienza, amore per le viti!